Era il piatto preferito dal grande Totò, tanto che in molte trattorie napoletane compare ancora sul menù come “gli spaghetti alla Totò”.
Liliana de Curtis la figlia di Totò, narra che il Principe a tavola era di gusti semplici, e aveva particolare affetto per i piatti poveri della cucina napoletana che in qualche modo gli ricordavano e lo riportavano alla sua adolescenza.
Una caratteristica di questo primo piatto fin dai tempi dell’immediato dopoguerra era sicuramente l’abbondanza, nel senso che si calava molta pasta perchè spesso il pranzo cominciava e finiva con questo pietanza, e poca importanza aveva la mancanza di qualche ingrediente … si suppliva con la fantasia.
prendere il pane raffermo tostarlo in una padella appena unta d'olio con un profumo d'aglio e frantumarlo; mi raccomando di prestare molta attenzione per fare in modo che il pane venga tolto dalla padella non appena diventa dorato ambrato (nella filosofia di questo primo il pane così preparato sostituiva il formaggio visti i pochi mezzi all'epoca a disposizione)
sfriggere in una padella aglio, olio extra vergine d'oliva e filetti di acciuga; come le acciughe si sono sciolte togliere l'aglio e aggiungere i pomodorini tagliati in quattro con una presa abbondante di origano, sale e peperoncino, poi lasciar andare il tutto a fuoco lento mentre gli spaghetti finiscono la cottura
una volta colati gli spaghetti, mi raccomando molto al dente, saltarli con il sugo fresco e guarnire il tutto con del pane raffermo tostato all'aglio e frantumato, e del basilico fresco
un Gragnano o un Lettere della penisola sorrentina serviti a temparatura di grotta sono il meglio su questo piatto